NISCEMI : IL PERICOLO RADIOCOMUNICAZIONI MILITARI

Luca Galassi

A Niscemi, in provincia di Caltanissetta, sta sorgendo un sistema di comunicazione satellitare militare denominato Muos (Mobile User Objective System). E’ una delle quattro stazioni radio che gli Stati Uniti stanno costruendo per ammodernare le trasmissioni tra le forze militari sparse per il globo. La stazione di Niscemi è composta da due antenne paraboliche (più una di riserva) di 18 metri e mezzo di diametro e due trasmettitori con antenna a torre di 149 metri di altezza. Avrà una capacità di tramissione – secondo le stime del giornalista Antonio Mazzeo – dieci volte superiore a quella attuale. Utilizzerà un sistema ad altissima frequenza Uhf (300 MHz a 3GHz di frequenza), convertendo i segnali di un semplice telefonino commerciale in modo da consentire di raggiungere unità mobili (aerei, veicoli di terra e soldati) anche in zone scarsamente accessibili a segnali radio.

 

 

Il Muos porta con sé altissimi rischi per la salute, è in costruzione in un’area naturale protetta e negli appalti sono state riscontrate infiltrazioni mafiose.

L’allarme sulla sua pericolosità elettromagnetica è stato lanciato alla fine del 2011 dai docenti Massimo Zucchetti e Massimo Coraddu del Politecnico di Torino, che in uno studio consegnato al sindaco di Niscemi, Giovanni Martino (contrario al progetto approvato dalla Regione), mettono in guardia sugli “effetti acuti, legati a esposizioni brevi, a campi di elevata intensità e di effetti dovuti a esposizioni prolungate a campi di intensità inferiore. I primi – recita la relazione elaborata dagli studiosi del Politecnico – sono essenzialmente legati all’esposizione diretta al fascio principale emesso dalle parabole, che può avvenire in seguito a un malfunzionamento o a un errore di puntamento. Ciò può provocare danni gravi e permanenti alle persone accidentalmente esposte a distanze inferiori ai 20 chilometri, e ciò significa che l’eventualità di una esposizione diretta al fascio riguarda l’intera popolazione di Niscemi e va considerata come il peggiore incidente possibile”.

Eventuali danni alla salute potrebbero essere legati all’insorgenza di patologie tumorali al sistema ematico e linfatico, a ipertermia e allo sviluppo della cataratta indotta da esposizione a radiofrequenze o a microonde. In aggiunta, le emissioni, fino a oggi sarebbero state monitorate senza macchinari sensibili, e in riferimento a dati parziali o inesistenti dall’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente. Sensibile alle problematiche sollevate dall’analisi di Zucchetti e Coraddu, il ministero dell’Ambiente ha chiesto all’Arpa di avviare i rilevamenti delle 41 antenne attualmente installate nella base Usa in contrada Ulmo, all’interno della riserva della Sughereta.

I lavori del Muos erano stati autorizzati dalla Regione il primo giugno 2011 in spregio al piano territoriale paesistico che considerava l’area naturalistica come territorio da tutelare, limitando ogni intervento alla conservazione del patrimonio naturale esistente. Il piano territoriale vietava invece espressamente la costruzione di “infrastrutture e reti, tralicci, antenne per telecomunicazioni, impianti per la produzione di energia anche da fonti rinnovabili; nuove costruzioni e l’apertura di strade e piste”.

Infine, la mafia. L’interrogazione presentata nel febbraio scorso dal senatore Giuseppe Lumia (Pd) ai ministri della Difesa e dell’Interno, individuava Concetta Valenti come amministratore unico della ditta incaricata della realizzazione delle piattaforme di cemento, la Calcestruzzi Piazza. Il convinvente della Valenti è Vincenzo Piazza, “il quale – recita l’interrogazione – in base ad indagini della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta apparirebbe fortemente legato al noto esponente mafioso del clan Giugno-Arcerito, Giancarlo Giugno, attualmente libero a Niscemi”.

Analogamente ad altre aree del territorio italiano sottoposte a progetti a rischio ambientale, geologico, militare (vedi No Tav e No Dal Molin), contro il nuovo sistema di radiotrasmissione è attiva da due anni e mezzo una rete di attivisti organizzata nella sigla ‘No Muos‘.